LA FIERA

( C )  A Corniglio, da aprile in avanti c’erano due al mese, fiera e bestiame. Una al’inizio del mese, una verso il venti. Quella di giugno era fissa, il sei, come quella dei due d’agosto.  Il mercato del bestiame  davanti all’albergo Ferretti, che poi lo hanno spostato dietro al castello.  I maialini compresi. C’erano le bancarelle. Davanti a Catullo c’era una bancarella che si chiamava Leoni, e veniva tutte le fiere e vendeva gli scampoli e i tagli di vestito, c’erano belli, meno belli e per tutte le tasche. Si usavano sia il sarto da uomo e molte sarte per le donne. Poi c’era il ferramenta e il banco delle cose utili per la casa: piatti, bicchieri, tutto quanto. Il formaggiaio era importante perché allora non c’era neanche il caseificio. C’era lo scarpaio, anzi, c’erano in due o tre. Mio papà prima di andare alla fiera prendeva le misure dei piedi dei figli  o con un bacchetto, che poi si infilava in tasca, oppure faceva la sagoma del piede su un pezzo di carta, con la matita. C’era la merceria, due o tre banchi. Davanti all’orefice, Geremia, c’era un ortolano che veniva dalla Toscana e portava le semenze, fagiolini e fagioli da frasca, e le piantine da trapiantare nell’orto, compresi i cipollotti.  Un ortolano portava le primizie, i ciliegioni neri di Vignola e la frutta secca, i fichi e i datteri. C’era l’ombrellaio. C’era uno che vendeva gli specchi, e i  pennelli da barba, i rasoi… e anche qualche braccialettino e collanine per le  bambine piccole. Quello che aveva il pesce, ma era tutto sott’olio o sotto sale o secco: sardine, salacche, baccalà….

Delle sarte da donna  a Corniglio ce n’erano quattro o cinque . Per uomo c’è sempre stato Dunén, e uno era alla Migliarina, vicino al mulino, E poi c’era Ugo Longhi, che aveva un piazzale pieno di legna da vendere, la comprava dai mulattieri e la vendeva.  In cima alla Viassa c’era il ferramenta. 

La Bottega di frutta e verdura si chiamava Bugiàn. ( nota :era  il soprannome del proprietario) 

C’erano due barbieri a Corniglio: Dorando e uno che non mi ricordo. Tre parrucchiere da donna: la Cisa e la Tina.  Una era la figlia di Ransetti, quello che aveva la macchina da battere. La Mariulén e sua sorella.  I Ferretti si erano messi a posto bene;  loro andavano a prendere l’uva e facevano il vino e lì si ballava. Facevano venire qualche suonatore da Parma. C’era Rota, che era un suonatore in gamba, suonava la fisarmonica. Ballare era il passatempo dei giovani e lì conoscevano le ragazze degli altri paesi.”